Sabato 9 ottobre 1982, alle 11,55 di mattina, un commando legato al gruppo terroristico palestinese di Abu Nidal attacca la sinagoga centrale di Roma, lanciando bombe a mano e sparando raffiche di mitra sui fedeli che escono dall’edificio al termine della preghiera. Stefano Gaj Tachè, di soli due anni, viene ucciso. I feriti sono 37, molti di loro gravi.
Trent’anni dopo, questo volume ricostruisce le dinamiche e il clima che accompagnarono l’attentato, collocandolo all’interno di una riflessione di ampio respiro e illustrando le premesse e il contesto internazionale in cui quelle vicende si inserirono: il conflitto israelo-palestinese, con le sue ripercussioni sul territorio italiano; la guerra in Libano e le stragi di Sabra e Shatila; l’evoluzione della politica estera italiana in Medio Oriente.
Vengono poi messi in luce non solo il modo in cui la società italiana visse quella stagione e i mutamenti che si produssero sul piano politico, culturale e nei rapporti con l’ebraismo italiano, ma anche il significato di quell’evento in termini di autocoscienza e identità ebraica, nella rielaborazione della persecuzione razziale e della Shoah, nella riflessione sulla diffusione dell’antisemitismo.