Il rapporto fra storia scritta e storia raccontata per immagini è al centro di questa affascinante incursione di una storica nelle rappresentazioni della resistenza alla schiavitù offerte dal mezzo cinematografico. Natalie Zemon Davis, che scrisse Le retour de Martin Guerre e collaborò come consulente per l’omonimo film francese, affronta qui la questione di come l’industria cinematografica abbia ritratto gli schiavi nelle opere di cinque grandi registi: Spartacus di Stanley Kubrick (1960), Queimada di Gillo Pontecorvo (1969), La última cena di Tomás Gutiérrez Alea (1976), Amistad di Steven Spielberg (1997), Beloved di Jonathan Demme (1998).
Attraverso la scelta di un tema specifico, l’autrice sottolinea le potenzialità proprie del cinema di narrare il passato in modo efficace e significativo e di proporre riflessioni convincenti su eventi e processi storici; a condizione però di rimanere fedele alle fonti, lasciando spazio alla creatività e all’invenzione nell’ambito della plausibilità e della verosimiglianza.