Ivan Illich è stato un profeta? Descolarizzare la società è stato solo uno slogan o un’anticipazione del futuro? La scuola, così come la conosciamo finora, ha raggiunto o fallito il suo scopo? I curricula scolastici sono costruiti attorno alla “vita reale” o sono espressione di un sapere slegato dalla realtà?
Queste domande, oggetto della riflessione di molti studiosi, politici e pedagogisti contemporanei, sono state analizzate da Illich più di quarantanni fa e hanno contribuito a dar vita a questo volume che, per molti versi, anticipa la lettura della realtà attuale descrivendo alcuni rischi ai quali la scuola poteva andare incontro con l’organizzazione dei saperi e della struttura così come era allora; d’altra parte anticipa, quasi profeticamente, alcuni indirizzi che avrebbero potuto portare la scuola ad essere un reale agente di cambiamento sociale; per altro ancora, Illich ci ricorda qual è il soggetto che dovrebbe essere al centro della vita scolastica: lo studente, aiutato a costruirsi una coscienza critica e una capacità di analisi e sintesi della realtà.
Illich, muovendosi su un terreno spigoloso quale è la critica alla scuola, in qualunque continente ed epoca ci si trovi, ci offre delle riflessioni che ancora oggi stupiscono per la loro modernità e attenzione ai bisogni dello studente che, sempre nel testo, viene messo al centro di ogni azione educativa e sociale che la scuola possa intraprendere.
Illich prefigura una società svincolata dal solo apprendimento che avviene all’interno della scuola, anticipando quanto verrà poi definito in termini di “apprendimento informale, non formale, esperienziale”. La cultura e la crescita dell’uomo non avvengono solo nelle strutture formali, ma il grande messaggio che Ilich ci consegna è quello di fare della nostra vita un teatro dell’apprendimento all’interno del quale ognuno, senza vincoli formali, possa essere di aiuto e sostegno all’altro, una civiltà dove la convivialità è la “cifra” del vivere comune.