Il lettore ordinario può trovare molto strano il tentativo di scrivere un libro sul misticismo ebraico.
Sembra essere opinione prevalente fra i teologi e fra le comuni persone colte quella che Giudaismo e misticismo si trovino ai poli opposti del pensiero religioso, cosicché la frase “misticismo ebraico” verrebbe a rappresentare una contraddizione in termini evidente e non sostenibile. Io spero che il contenuto di questo libretto possa mostrare l'infondatezza di tale veduta.
Su che si basa principalmente questa opinione? Sulla presunzione gratuita che il Vecchio Testamento e la letteratura teologica e religiosa prodotta dagli ebrei nelle età successive, il rituale generale delle sinagoghe e il culto religioso pubblico e privato degli Israeliti siano tutti fondati sull'assunto indiscutibile di un Dio esclusivamente trascendente. Gli ebrei, si dice, non si sollevarono mai al di sopra della nozione dell'antico jehova, la cui dimora era nel più alto dei sette cieli e la cui esistenza, sebbene assolutamente reale per loro, era di un ordine così lontano dalle scene della terra da non rivestire alcun possibile significato simile a quello del Dio dei cristiani. Gli ebrei, si aggiunge, non potevano aver nulla di quella interiore esperienza di Dio che fu resa possibile ai cristiani dalla vita di Gesù e dall'insegnamento di Paolo. È questo un primo concetto erroneo.
Un altro pregiudizio è il seguente: l'antitesi Paolina fra legge e fede ha falsamente bollato il Giudaismo come una religione di oppressivo legalismo; e il misticismo è il nemico irreconciliabile dell'eccessivo rispetto alla legge.
INDICE
PREFAZIONE
Introduzione
CAP. I. Alcuni elementi primitivi: l'Essenismo
CAP. II Il misticismo della Merkabàh
CAP. III. Il misticismo di Filone d'Alessandria. Metatron. La saggezza
CAP. IV. Il Regno dei Cieli
CAP. V. Il libro “Yetsirah”
CAP. VI. Cenni generali sul misticismo dello “Zohar”
CAP. VII. Le dieci Sefirot
CAP. VIII. L'anima
Nota finale