In questo romanzo picaresco Mateo Alemán (1547-1614) racconta un caleidoscopio di avventure, frutto della vita sconclusionata e bizzarra del protagonista, Guzmán di Alfarache.
Scritto in uno stile asciutto ed elegante, oltre al predominante sarcasmo nei riguardi della società dell’epoca, vi è nell’opera una profonda vena poetica, soprattutto nel momento della redenzione del furfante, narrata con una tale semplicità e modestia da rendere la psicologia del personaggio molto più complessa e suggestiva di quanto possa sembrare ad una facile lettura.
Il libro si inserisce a pieno titolo nella letteratura classica spagnola del tempo, mirando a rappresentare un vivacissimo scenario di costumi e consuetudini dell’epoca, difatti il protagonista è prima cameriere, poi ladro a Madrid, soldato a Genova e buffone a Roma, tracciando, con la sua condotta, un quadro ironico dei luoghi e delle consuetudini sia del popolo che della nobiltà.