L’emozione di avvertire sulla pelle il fresco della rugiada del mattino, di affondare le mani nella terra, di accarezzare il tronco di un albero o sfiorare con le dita una corolla che sta per sbocciare. Da questa comunione con la natura l’autrice prende spunto per raccontare la storia del suo legame con il mondo vegetale, divenuto nel tempo sempre più stretto e quasi viscerale. Protagonista del libro è il giardino degli affetti e dei ricordi: i topinambur che illuminavano l’orto della casa da ragazza, il profumo asprigno dell’erba limoncina del cugino Pietro, l’allegria di colori nelle aiuole della nonna Maria. Emergono a poco a poco da un passato felice e si insinuano in punta di piedi nel nuovo presente. Ma se pur rimane intatta la memoria di luoghi tanto amati e ormai lasciati, la voglia di godere della ricchezza dell’oggi, di ogni foglia nuova che tenacemente rispunta su un ramo ancora spoglio, sa vincere ogni rimpianto.