Questo appassionato esempio di teatro civile narra gli orrori della Shoah per denunciare l’odio, l’intolleranza e i pregiudizi che ispirano tutti i genocidi e le persecuzioni del mondo. Magda Poli orchestra una drammaturgia corale intrecciando moniti e testimonianze di intellettuali sopravvissuti e reduci, utili a comprendere un presente ancora funestato da stragi e massacri. Tra le tante voci risuonano quelle di Bertolt Brecht e Hannah Arendt, Vittorio Foà e Amos Luzzatto, Albert Einstein, Primo Levi e Simone Weil. Viene fuori un racconto a staffetta sospeso tra il montare della furia antisemita e un “dopo” che non può dirsi tale. Sembrano gli incubi di giorni lontani. Ma era solo ieri