Libera, figlia di un anarchico idealista, e moglie di un boscaiolo, ha una visione talmente romantica della vita che ha voluto chiamare i propri figli Hänsel e Gretel in omaggio alla fiaba dei fratelli Grimm.
Abita, insieme ad altre nove famiglie di altrettanti boscaioli, in un villaggio situato lungo la riva di un fiume, ai margini del bosco della tenuta del conte Goffredo da Gora per cui i boscaioli lavorano.
Muore all’improvviso, in strane circostanze, contemporaneamente alla moglie del conte, di cui era divenuta amica.
A seguito della scomparsa della moglie, il conte Goffredo cede la tenuta a una giovane imprenditrice che installa nel castello, già casina di caccia, una fabbrica di würstel, assumendo come operai e impiegati tutti i boscaioli del conte e i loro familiari.
I ritmi serrati del lavoro a catena che non consentono agli operai neppure di sapere che cosa si stia producendo generano nei lavoratori, soprattutto i più giovani, un crescente disagio che fa loro prendere coscienza del proprio stato sociale trasformando l’insoddisfazione e il turbamento in movimento di classe.
È una storia corale, raccontata dai vari personaggi al centro del racconto. Un’allegoria del passaggio dal feudalesimo, con le sue regole dettate dal paternalistico atteggiamento del nobile signore dai sani principi morali ed etici, alla società industriale, regolata da principi economici che non disdegnano azioni disinvolte, scorrette e anche immorali e senza scrupoli.
L’inevitabile rivolta finale ha il sapore di quella rivoluzione incruenta tentata da Dubček in Cecoslovacchia e come quella si conclude con l’arrivo dei carri armati.