«"E tu, Franceschino, cosa vuoi fare da grande?" "Io da grande voglio fare il calciatore!" "Ma io ti chiedevo cosa vuoi fare come lavoro, il calciatore non è un mestiere, è un gioco!" Venni a sapere che c'erano persone che per lavoro passavano le loro giornate a girare per Roma in lungo e in largo con le loro automobili, che all'epoca erano tutte di uno sgargiante e allegro colore giallo. Ma soprattutto potevano ascoltare per tutto il giorno le radio libere locali che parlavano esclusivamente di calcio. Insomma, per un ragazzino come me, che gli piace Roma, che gli piace il calcio, era il mestiere perfetto.» Un taxi giallo coi sedili rossi fa immediatamente Roma. Se poi la sigla sul portellone recita ROMA 10, be', allora alla guida non può che esserci lui, Francesco Totti. In questo libro il fuoriclasse romanista ci racconta un'avventura talmente fantasiosa da ricordare i suoi colpi di genio sul campo dell'Olimpico. Il Capitano, nei giorni di riposo dall'attività agonistica, sale su un vecchio taxi e approfitta del suo doppio lavoro per girarsi la Città eterna in allegria e santa pace. Ma non è finita qui. Essendo eccezionale come il suo guidatore, quando il taxi fa retromarcia si trasforma in una macchina del tempo consentendo al campione romanista di caricare e fare due chiacchiere con illustri personaggi della storia italiana. Così, fra gli altri, Totti discute di Teorema di Marco Ferradini con Pitagora e Archimede; tenta di convincere Galileo che la rivoluzione zemaniana è più importante di quella copernicana; racconta a Shakespeare di quella coppia di amanti di Tor Pignattara che videro il loro amore osteggiato dalle famiglie d'origine perché una era romanista e l'altra laziale; e si accapiglia con Cristoforo Colombo su quale sia la strada più diretta per portarlo al suo appuntamento, in via delle Indie. Roma 10 è il taxi su cui salire se si ha voglia di fare la corsa più divertente di tutta Roma.