"Un piccolo-grande monumento all’impiegato pubblico, al burocrate, al passacarte, e al grand commis. Al di là di tutti gli stereotipi un omaggio all’oscuro lavoro, di tanti, in tutti i paesi, in tutte le latitudini, in tante epoche"
(dalla prefazione di Anna Maria Cancellieri)
Zelanti o lavativi, capaci o perdigiorno, molti giganti della letteratura – da Gogol’ a Stendhal, da Svevo a Dickens – hanno indossato le "mezze maniche" del pubblico impiegato, vivendo la quotidianità di quel mondo fatto di mediocrità e routine, ma traendone idee, personaggi, ambienti che hanno ispirato grandi capolavori. Queste pagine ci restituiscono le vicende, ora tristi ora divertenti, spesso surreali, di scrittori e di personaggi immaginari accomunati dal medesimo destino impiegatizio, seguendo le tracce del rapporto tra letteratura e burocrazia in luoghi, culture, epoche, generi assai distanti: dalla Francia alla Russia, dalla Mitteleuropa alla letteratura anglosassone, dai nostri Travet e Policarpo sino alla spy-story e alla fantascienza. E svelando anche legami inconsueti, come quelli tra Balzac e Marx, tra Kafka e Weber o, ancora, tra Tolkien, Asimov e i politologi.