Edizione integrale arricchita da:
- biografia dettagliata
- saggio “Dell'equivalenza manzoniana”
SINOSSI
Alessandro Manzoni, celebrato autore de “I promessi sposi”, si cimentò anche nella stesura di due tragedie. La prima fu “Il conte di Carmagnola”, pubblicata nel 1820.
Nell'Opera si narrano le vicende del capitano di ventura Francesco da Bussone a capo dell’esercito della Repubblica di Venezia contro il Ducato di Milano nel XV secolo. Egli, nonostante le vittorie sul campo di battaglia, venne messo in cattiva luce dai suoi avversari e accusato di favorire il nemico. Per questo venne messo a morte.
L’intenzione principale dell’Autore era condannare le guerre fratricide e auspicare l’unità nazionale italiana.
L’opera si attirò numerose critiche, ma fu largamente lodata dal Goethe. Poco adatta a una rappresentazione teatrale, con “Il conte di Carmagnola” Alessandro Manzoni rivoluzionò definitivamente le regole e gli stilemi delle tragedie in Italia, ancora ancorate agli schemi del Dramma classico e classicista che prevedevano unità di tempo e di luogo per lo svolgimento.
Alessandro Manzoni con il saggio sotto forma epistolare “Lettre à Monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tregédie”, posto come introduzione alla tragedia (non compreso nella presente edizione), spiegò e giustificò le scelte radicalmente innovative.
La versione integrale qui presentata è arricchita dalla biografia dell’autore e dal saggio “Dell’equivalenza manzoniana”.
L’AUTORE
Alessandro Manzoni, inarrivabile autore de “I promessi sposi”, nacque a Milano nel 1785 da Don Pietro Manzoni e Giulia Beccaria, figlia di quel Cesare autore de “Dei delitti e delle pene”, sebbene si dicesse che in realtà fosse il frutto di una relazione adulterina della madre con Giovanni Verri, fratello cadetto di Alessandro e Pietro, noti esponenti dell'Illuminismo.
Dopo avere trascorso la sua gioventù presso alcuni collegi gestiti da religiosi nel milanese e in Svizzera, a trenta anni si riunì A Parigi con la madre appena rimasta sola a causa della morte del compagno Carlo Imbonati. Ivi conobbe e sposò con rito calvinista la prima moglie Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere, da cui ebbe dieci figli. All’età di trentacinque anni si convertì al cattolicesimo di stampo giansenista. Da quel momento la sua vita e la sua produzione artistica mutarono radicalmente.
Dopo la morte di del padre Don Pietro Manzoni, si trasferì definitivamente a Milano con tutta la famiglia.
La sua vita fu ricca di gioie e affetti, ma anche di molti dolori (le due mogli e ben otto dei suoi figli gli premorirono).
Studioso e letterato, dedicò tutta la sua vita alla poesia, di cui di lascia opere immortali quali “Marzo 1821” e “Cinque maggio”, e alla stesura de “I promessi sposi”, il romanzo romantico e risorgimentale per antonomasia, capolavoro assoluto dell’Ottocento, a cui lavorò indefessamente per quasi trenta anni. “I promessi sposi”, opera rivoluzionaria che ebbe un successo di pubblico e di vendite senza pari che si protrae sino ai giorni nostri, procurò ad Alessandro Manzoni fama internazionale, ma nessun ritorno di natura economica.
Morì ottuagenario nel 1873, acclamato come patriota e padre della lingua italiana moderna.
In suo onore Giuseppe Verdi compose ed eseguì una “Messa da requiem”.