Jacopo Caneva, l’autore di questo stupefacente libro, è un teenager di 14 anni. Come molti suoi coetanei, ha una passione sfrenata per i film e i personaggi di Tim Burton, un regista che da sempre racconta lo spazio sghembo dell’immaginazione, la labile soglia tra sogno e realtà; è un ragazzino – anche lui – nostalgico e geniale, che ha inventato figure surreali, mostri, fantasmi, ha più volte decomposto e ricomposto la realtà, colorandola di tinte insolite, cupe e scintillanti; un eterno fanciullo che teme la conformità, perché in essa si spengono i voli della fantasia, si generano inquietanti non luoghi, pietrificati, decolorati, popolati di adulti dai sentimenti agghiaccianti e bambini eversivi dalla fantasia “pericolosa”. Le favole cinematografiche di Burton possono anche essere lette come partiture d’orchestra, stregate e malinconiche, con un incedere lieve e stralunato; ed ecco allora che Jacopo, da brillante studente di arpa, armonia e composizione, si prodiga ad analizzare puntualmente anche le colonne sonore (opere, per lo più, di Danny Elfman) rileggendo la poetica di Burton in una chiave musicale inedita e originale.