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A pane e juventus: Quando un gol, una coppa alzata o sfiorata, riescono a farti ricordare con precisione, anni e momenti della tua vita.

Sabato 6 giugno 2015.
Sento l’adrenalina viaggiare all’interno del mio corpo, il mio sguardo è fisso verso il televisore, dentro quel contenitore sta andando in scena qualcosa di sognato, sudato e desiderato, da troppo tempo.
Osservo Michel Platini intento a consegnare le ultime medaglie ai giocatori juventini che sfilano accanto alla coppa facendo festa.
Marchisio non smette di piangere per la gioia, Vidal e Tevez sventolano le bandiere cilene e argentine, Pogba e Morata si fanno immortalare fingendo di mordere la medaglia mentre Bonucci, Barzagli e Pirlo continuano ad abbracciarsi.
Dopo il sorriso contagioso di Mr. Allegri e l’intenso abbraccio con il presidente Agnelli, sarà la volta di Gigi Buffon che afferrerà, con le sue grandi e sicure mani, la più bella delle coppe.
Mentre la bacia, alzandola al cielo, piango di gioia in modo incontrollabile, nello stesso tempo avverto la piacevole morsa generata dall’intenso abbraccio di tutti quelli che desideravo avere accanto, davanti ad una scena che ormai sognavo di vivere da un lontanissimo 1996 e che avevo quotidianamente immaginato, sessanta secondi dopo il triplice fischio di Real Madrid-Juventus dello scorso 13 Maggio.
Eppure in questo racconto c’è qualcosa che manca: la realtà.
Avete presente quando desiderate di vivere qualcosa talmente tanto che più la immaginate, più prende forma, arricchendosi perfino di dettagli e precisi fotogrammi che pare di averla già vissuta?
Di sicuro se siete juventini, vi è successo almeno una volta, durante l’attesa di una finale di Champions o di Coppa Campioni.
Fa poca differenza il periodo storico interessato, la storia si ripete, indipendentemente dall’epoca o dai favori del pronostico.
Il copione è sempre lo stesso: la finale conquistata dopo una cavalcata europea emozionante e poi la solita sciagurata finale, dove i nostri arrivano sempre dopo sulla palla rispetto agli avversari, sembrando spaesati in campo, quasi a farti sorgere il dubbio che in campo ci siano le loro controfigure.
Così puoi ritrovarti a parlare con juventini di qualsiasi generazione e ti accorgerai che per alcuni sarà Amburgo, per altri Borussia Dortmund.
Altri ricorderanno il Milan di Ancelotti distaccato in campionato anni luce, piuttosto che il Real di Mijaitovic assente dal tetto di Europa da più di mezzo secolo.
Poco importa, non serve neanche recriminare, per chi si chiede che fine abbia fatto in finale Platini piuttosto che Rossi, c’è ne sono altri che fanno la stessa domanda con protagonisti Del Piero e Zidane o Tevez e Vidal.
Ogni vittoria così anche ogni mancata conquista, mi riporta indietro nel tempo, il suo ricordo è capace di far riaffiorare emozioni e sensazioni di quel periodo della mia vita.
In fondo quando segui il calcio da tifoso, ti accorgi di come quando rivedi o ricordi un preciso momento, che possa essere una partita, una vittoria o perfino un particolare gol, ti capita di associare lo stesso a un preciso momento della tua vita personale.
E’ successo anche a me che vado per i trentacinque anni, venticinque dei quali passati in bianconero.
Ogni volta che accade, mi emoziono, come quella sera di Luglio di qualche anno fa quando, assistendo a uno speciale dedicato ai dieci gol più belli di Del Piero, osservo come in modo del tutto automatico mi ritrovo a ricordare anche dieci momenti storici della mia vita, ricordandone luogo e persone che avevo accanto mentre la leggenda bianconera metteva a segno le sue magie.
Sono convinto che il rapporto che un tifoso di calcio instaura con la propria squadra, possa apparire allo stesso tempo, infantile e irrazionale ma anche appassionante e del tutto logico.
Se un giorno qualcuno mi dovesse chiedere quando ho capito di essere un tifoso della Juve, in tutta franchezza non saprei rispondere, certo che se all’età di 9 anni tra il Milan vincente di Sacchi, l’Inter dei record del Trap e la Sampdoria di Vialli e Mancini, scegli la Juve di Maifredi, qualcosa di magico dovrà pur esserci.
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