La traduzione di Acheronte come nome del Mediterraneo ha il suo fondamento in Deuteronomio XI,24. Già in questa lettura c'è stupore, che vale la fatica dell'approfondimento necessario e desiderato. Trasporre simbolicamente questa costruzione semantica può condurre alla tentazione di leggere il Mediterraneo come specchio della coscienza, trovando argomento attraverso percezioni istintive, ancor prima che da argomenti filosofici, storici, logici.
Nell’immaginario collettivo, il Mediterraneo è la matrice di tutte le relazioni di base tra i popoli: è il principio della storia in quanto inizio della scrittura; è il luogo in cui le incisioni sulla pietra provenienti dal Vicino Oriente (la scrittura cuneiforme assiro-babilonese) si trasformano in calligrammi su pergamena, semi di quella che diverrà la tradizione del libro.
La tradizione del libro concepisce nelle scritture sacre il luogo della rivelazione dello scopo della vita e del disegno divino, concretizzandosi in un approccio monoteistico che è il tratto unificante dei tre grandi libri attraverso i quali la tradizione si sviluppa e si dispiega: Torah, Vangeli, Corano.