Questa storia inizia in un borgo medievale, quei borghi mantenuti vivi e che arrivano a noi con la loro storia. Vi è una piccola piazza con al centro la fontana, il forno del borgo, dove la popolazione residente si approvvigiona dell’acqua e cuoce il pane, la produzione del grano proprio, frutto di fatiche fisiche pesanti.
Nella notte tra il 16-17 ottobre 1943 alle ore 00,30 era già corso il medico condotto, le donne erano tutte intorno alla giovane puerpera, il grido del neonato rese tutti felici, era nato Alexandros Kiknos. (...).
L’italia attraversava un momento difficile della sua storia, subito dopo l’8 settembre con i tedeschi dapprima alleati e poi avversari, nemici, che perpetravano efferatezze ormai storiche. gli americani in attesa di liberare l’Italia bombardavano facendo diventare pericoloso anche il piccolo borgo, dove Kiknos, ignaro di quanto di tragico avveniva intorno a lui, cresceva e assorbiva i nutrimenti necessari per la propria esistenza. nel 1949, a sei anni, Kiknos era già in prima elementare col grembiulino blu e il fiocco bianco nella scuola delle suore “cappellone”, ai villini Santa Maria a Roma, un quartiere nella prima periferia romana vicino Porta Maggiore. (...)