Prefazione
Questo volume raccoglie una serie di lezioni fatte da me agli allievi dell’IPA a commento del libro di Erich FROMM: L’Arte d’amare, della cui edizione in inglese se ne sono già vendute nel mondo più di 2.000.000 di copie.
Oltre che della validità del libro di Fromm questo successo parla del bisogno enorme di avere idee chiare su quello che è divenuto uno dei maggiori problemi dell’esistenza umana: la capacità di amare.
Io ho preso lo spunto dalle idee di Fromm per esporre il mio pensiero riferendomi in particolare all’amore nella coppia, con un’ottica in parte uguale e in parte diversa da quella di Fromm.
In particolare sono debitore a Fromm di due suoi concetti fondamentali, che stanno alla base dello sviluppo del mio pensiero.
Il primo è che l’amore non ha niente a che vedere con l’unione simbiotica. E tuttavia, in questo particolare momento della storia umana, il profondo bisogno di unirsi simbioticamente alla madre, bisogno che è stato traumaticamente frustrato o gonfiato nell’infanzia delle generazioni attuali, è balzato in primo piano come modello dominante dell’incontro di coppia, scalzando le motivazioni edipiche del passato o quelle puramente economiche e sociali.
Accade, però, che nessun partner può accettare per lungo tempo di fare da madre - buona o cattiva che sia a seconda dei casi e dei momenti – all’altro partner e ciò spiega il perché della grave instabilità attuale dei legami di coppia e della impossibilità di amare e di essere amati come ognuno vorrebbe.
Come soluzione io propongo che il bisogno dell’unione simbiotica venga vissuto consapevolmente e dialetticamente all’interno della coppia, la quale, per questo motivo, deve essere aperta e non chiusa nel possesso reciproco, affinché sia veramente possibile passare da uno stadio all’altro dell’incontro, cioè da quello simbiotico a quello più maturo e autentico.
Il secondo concetto, che io devo a Fromm, è che l’amore è un potere attivo e non passivo, è azione e non passione.
Questo è un concetto altamente stimolante ed entusiasmante perché riporta l’uomo alla sua vera natura: quella di essere un creatore e non una foglia sbattuta dal vento (Omero e i Tragici Greci).
Io ho cercato di spiegare, in questo libro, che l’uomo si realizza come persona al più alto livello solo se utilizza tutto il potere creativo che contiene l’amore.
Ma perché ciò avvenga, bisogna rendere possibile l’impossibile.
L’uomo deve superare la fase dell’amore come possesso per passare a quella dell’amore come dono. Ciò non significa negare il bisogno del possesso ma superarlo dialetticamente dopo averlo vissuto. Il possesso dà sicurezza ma non dà la gioia. Il possesso dell’altro, anzi della vita dell’altro, se non è superato, genera l’odio e l’odio scatena la distruttività, sia nell’ambito familiare che in quello sociale.
Solo l’amore come dono che supera il possesso dà insieme la sicurezza e la gioia, la realizzazione propria e quella del partner, fa uscire dall’unione simbiotica per tendere verso la libertà della persona e struttura un nuovo edipo, creando migliori rapporti tra genitori e figli, tra individuo e società.
L’amore, allora, non è più soltanto l’unica risposta efficace al problema della solitudine, come dice Fromm, ma diventa lo scopo della vita per realizzare un mondo di Persone che posseggono la gioia, perché hanno imparato ad amare e ad essere amate, attraversando dialetticamente i bisogni psichici e realizzando tutta la potenzialità creativa della loro dimensione esistenziale.