La ricostruzione della relazione segreta e pericolosa tra il grande umanista Pietro Bembo e Lucrezia Borgia, celebrata e ricordata come «il più grande degli amori». Febbrile collezionista, letterato e poeta, inventore (insieme all’editore Aldo Manuzio) dei libri tascabili in piccolo formato, fautore di un’idea di unificazione dell’Italia a partire dalla creazione di una lingua nazionale, il veneziano (poi padovano d’adozione) Pietro Bembo è universalmente riconosciuto come figura saliente del periodo rinascimentale. Pochi forse sanno che egli fu anche appassionato amante di Lucrezia Borgia, figlia di papa Alessandro VI, sorella di Cesare Borgia (il famoso “Duca Valentino”) e sposa in terze nozze di Alfonso d’Este, Duca di Ferrara: questo tormentato amore, segreto e pericoloso, celebrato e ricordato come «il più grande degli amori», avrebbe portato il grande umanista a dedicare a Lucrezia i suoi celebri Asolani e a rivolgerle appassionate lettere nelle quali ricordava «la bella treccia simile ad oro», «le ciglia d'ebano», «le morbide guance» e «l’agile piede che si abbandonava al ritmo della danza».