La difficoltà di vivere nel desiderio di morire, le storie di un difficile percorso e di un difficile rapporto con l'anoressia. Il difficile rapporto dei malati e le difficoltà delle persone care di aiutare le persone affette da tali patologie.
Una storia triste ma vera che aiuta a comprendere la realtà delle cose cosi come viene vista proprio dalle persone affette da tale malattia.
Le autrici di questa pubblicazione ci ricordano in apertura che scrivere non è stato
un gioco. E’ vero, scrivere non è mai un gioco, perché scrivere vuol dire riflettere,
raccogliere le idee dopo aver scavato dentro a se stessi, focalizzare momenti,
situazioni, eventi, per poi tentare di rendere chiare le esperienze vissute anche
agli altri.
Specialmente, quando si racconta di se stessi, delle proprie esperienze, dei propri
vissuti, anche, delle proprie sofferenze, non può essere un gioco.
Ma, giustamente, ci viene ricordato che può essere un’avventura, che trae spunto
dai vissuti emotivi ed esperienziali per conferirgli un valore culturale ed intellettuale,
in poche parole per trasmettere dei valori che possono servire agli altri, per
dimostrare che nulla è insormontabile, che una via d’uscita ci può essere anche
quando si pensa che “la vita sia finita”, ed invece ci si accorge che “si è solo fermata”.
Rimetterla in moto significa sforzo, fatica, capire il perché e nel contempo trovare
il coraggio di affrontarla e trovare nuove mete da raggiungere.
Un sentito ringraziamento, quindi, per la fatica fatta, ma anche per la bella avventura
che ha consentito di realizzare un volumetto che contiene un grande messaggio
di positività e di speranza, che proviene proprio da chi ha vissuto in prima
persona il disagio dei disturbi alimentari.