Una compilation di pezzi letterari magistrali, un libro di incontri, un’agorà di cacciatori che discutono tra loro, dove le voci animate dalla comune passione risuonano mentre sfogli le pagine, e dove l’autore disquisisce, parla e fa parlare, cosicché, più che imporre il suo verbo, diresti che egli stimoli il dialogo da moderatore saggio e discreto. Il filo conduttore è sempre la ‘memoria’, il passato, remoto o vicino, che non ritorna ma è quello che ci ha fatto essere ciò che siamo. E tutto quello che adesso noi ricordiamo assomiglierà sempre meno a ciò che abbiamo vissuto. Cosicché più parliamo del nostro vissuto cinegetico più lo apparentiamo al sogno. Il mito della beccaccia si è creato, io credo, per mezzo della parola, appunto raccontando senza mai arrivare alla fine. Il mito è fatto di parole e nel mito niente è più reale e tutto si apparenta col sogno. Ma le pagine di Mito e Contromito sono intrise di concretezza. Leggi e hai l’impressione di trovarti con gli amici, dopo un giorno a beccacce, accanto a un fuoco robusto.