Alla musica abitualmente si attribuiscono contenuti oggettivi e descrittivi mutuati dai linguaggi indicativi della parola e della visione.
Il suo manifestarsi invece si realizza mediante tempi, spazi, tensioni, silenzi,….anche quando si colora di narrativa poetica e di vicende umane: in questa luce si muove il presente messaggio educativo, proprio nell’intento di restituire alla musica d’arte i suoi legittimi significati e le sue appropriate prerogative di linguaggio espressivo.
L’accesso alla pagina d’arte percorso di per sé difficile e inconsueto, può essere consentito e diffuso solo ricorrendo a semplici sostegni strumentali. Tra questi si colloca in primissimo piano il mezzo della visione.
Come noto, l’abituale appassionato di musica non può garantire la sua presenza continua durante l’ascolto perché oltre a non avere la stessa competenza e dimestichezza del professionista, non dispone dei tempi proporzionati al divenire veloce della musica e non ha i relativi riferimenti per orientarsi.
E’ come percorrere strade senza indicazioni e cartelli dove per conseguenza incertezze e disattenzioni offuscano il paesaggio.
L’insegnante o il critico, lo strumentista e in genere il professionista, deve avere a monte una sua speciale motivazione a giustificazione della scelta di quel mestiere ma deve avere anche tutto il tempo per esaminare e preparare quanto egli sostiene, con apparente semplicità e bravura, in sede di esibizione. Va da sé che il comune ascoltatore, specie se si tratta di giovane inesperto, che talvolta anche solo per caso, si trova ai primi contatti con la musica, dispone di tempi sproporzionati e di inesistente familiarità col mondo dei suoni. Perché il tutto non cada nel vuoto è più che mai necessario approntare tutti i mezzi possibili, affinché l’oggetto da osservare diventi semplice, lineare, afferrabile….
Il direttore d’orchestra, il responsabile di una impresa, l’insegnante che conduce,…muovono tutti da un testo scritto , dalle carte come si suol dire, non solo ma ne richiamano la veridicità e il sostegno in tutte le circostanze di dimostrazione, di lettura, di realizzazione, di ritorno.
Gli appunti che seguono contemplano utensili di immediato impiego (grafemi non codificati, tracce stenografiche, orme per appuntamenti importanti,…) il cui ruolo per un verso rimane sempre quello di mezzo effimero e funzionale, per altro verso sottintende l’ambizioso e superiore programma di giungere alla configurazione e all’apprezzamento di valori meritevoli di essere vissuti (conoscenza, benessere mentale, godimento estetico, espressioni di bellezza,…). ……
Proposito essenziale è l’atto i trasformare l’ascolto musicale da indefinita pioggia di suoni
a osservazione attenta della realtà da vivere, riposa non solo sulla scelta di un repertorio adeguato quale quello cameristico per esempio, ma soprattutto nell’approntare i mezzi più propri onde evitare che il contatto con i suoni si rivesta di inutilità.
Nei mille propositi di far intendere la musica spesso si assiste a minuziose descrizioni dei diversi particolari (passaggi) mediante spezzettamenti a modo di monconi sospesi. Il tutto viene smembrato dei rispettivi prima e poi e lasciati cadere fuori dalla congenita continuità e dal legame consequenziale dell’ insieme espressivo.
Quando, subito dopo, si passa alla ininterrotta esecuzione del brano, l’ascoltatore viene lasciato solo nel suo silenzio alle prese con la sua memoria uditiva discontinua e alquanto incerta.
In tal modo molti dei particolari che sono stati isolati e stralciati un momento prima, in sede di ascolto continuo vengono smarriti ma soprattutto rischiano di non essere osservati: il divenire unitario e veloce delle immagini musicali sommerge l’ascoltatore in preda alle difficoltà di riconoscere, ritrovare e ricucire i frammenti sezionati durante la precedente presentazione.
In estrema sintesi nulla di più augurabile dunque che ricorrere all’aiuto del linguaggio stenografico del segno.