Bellissima biografia di Bartolomeo Pinelli, la vita, le opere e la bibliografia del "Pittore di Trastevere", il pittore del popolo romano, ma anche le sue debolezze, i rapporti con gli altri artisti del tempo, la famiglia, le stravaganze e le sue ire, magistralmente raccontate da Renato Pacini (1901-1939). Il libro contiene anche 20 illustrazioni del Pinelli.
Bartolomeo Pinelli nacque a Roma il 10 novembre 1781, nel rione Trastevere. Suo padre, Giovanni Battista, era un modellatore di statue sacre e lo avviò all'arte della manipolazione della ceramica; ma le sue capacità nel campo artistico avrebbero trovato espressione soprattutto nelle tecniche dell'incisione, del disegno e della pittura. Si formò prima all'Accademia di Belle Arti di Bologna e poi all'Accademia di San Luca a Roma, dove era tornato nel 1799. Artista altamente prolifico di cui si è recentemente stimato che abbia prodotto circa 4.000 incisioni e 10.000 disegni. Nelle sue stampe ha illustrato i costumi dei popoli italiani, i grandi capolavori della letteratura e soggetti della storia romana, greca e napoleonica. Il tema in generale più ricorrente è Roma, i suoi abitanti, i suoi monumenti, la città antica e quella a lui contemporanea. La sua opera di illustratore possiede, oltre all'intrinseco valore artistico, un rilevante significato documentario per l'etnografia di Roma e dell'Italia. Dopo oltre due secoli dalla nascita di Bartolomeo Pinelli, che cosa resta della "sua" Roma, imperiale e popolare, papalina e pagana, sacra e profana, bigotta e libertina, violenta e tenera? Che cosa di Trastevere "de 'na vorta", di piazza Navona allagata, dello "spasseggio" delle carrozze, e della Rotonda con il suo "bailamme" di venditori ambulanti, ciarlatani e cantastorie? Che cosa resta delle ottobrate a Testaccio e ai Prati di Castello, delle "scampagnate fori porta"? Si potrebbe rispondere: solo un ricordo. Invece i disegni di Bartolomeo Pinelli sono ancora capaci di renderci presente la Roma dei personaggi e delle tradizioni popolari che l’artista ha saputo cogliere ancora vivi e originali negli anni del primo Ottocento ed offrirceli, a distanza di tanto tempo, sempre capaci di mettere in risalto la quotidianità della vita con una sfumatura romantica che si evidenzia nei tratti decisi delle figure delle sue incisioni, che sono insieme forza muscolare, spontanea intensità spirituale, nobiltà umana in veste "plebea".