Yves Klein ha tutte le qualità che ci si aspetta da un personaggio di un romanzo. Costruito su base di eventi reali e testimonianze incrociate, questo romanzo, Oltremare 1311 inizia nel 1952 in Giappone, quando Yves Klein impara judo presso il Kodokan di Tokyo, per finire con il Monocromo blu esposto al Centre Georges Pompidou di Parigi.
Il ritratto dell’artista che emerge in questo libro è fatto di finzione e realtà, che Teodoro Gilabert reinventa per il nostro piacere, coinvolgendo studenti dell’Istituto franco-giapponese, la zia Rosa, la madre dell’artista, belle amanti vere o presunte, la moglie di Klein, i suoi amici, una guardia di museo, gli artisti, i galleristi... Il tutto negli anni 1950 e 1960 a Parigi, quando la vita artistica sembrava tenere l'impossibile e audace.
Yves Klein (1928-1962) divenne famoso col nome di "Yves - le Monochrome".
I suoi dipinti, tele di ampie dimensioni, tendono verso qualcosa, come dichiarò lo stesso Klein, che non è mai nato e mai morto, verso un valore assoluto. La monocromia, principio stilistico fondamentale dell'arte di Klein, fu l'inizio di una ricerca universale. La ricerca di un punto al di fuori degli eventi terreni e quotidiani, il tentativo di raggiungere i confini dell'infinito, l'idea del vuoto, dell'immateriale, dell'indefinibile. Questi temi attraversano la sua arte, costituendo idealmente il prolungamento della sua breve vita. Klein morì nel 1962, all'età di 34 anni, ma realizzò in soli sette anni, oltre mille dipinti.
Nel 1955 presentò un'opera monocroma al Salon des Realites Nouvelles, ma fu scartata dalla commissione esaminatrice, che consigliò a Klein di aggiungere un punto, una linea o un secondo colore. Tuttavia egli continuò ad essere fermamente convinto che il colore puro rappresentasse "qualcosa" in sé.
"Per me ogni sfumatura di colore è, in un certo senso, un individuo, una creatura vivente dello stesso tipo del colore primario, ma con un carattere e un'anima sua propria. Ci sono molte sfumature - delicate, aggressive, sublimi, volgari, serene".