Guerra, intrighi e sangue sconvolgono il Burundi da decenni. Dal colpo di stato militare del 31 ottobre 1993 il Paese africano non conosce pace e i ripetuti massacri su base etnica hanno provocato almeno 50.000 morti e la fuga di centinaia di migliaia di persone. Tra costoro, l’ex ministro Jean-Marie Ngendahayo, politico discendente dalla famiglia reale burundese che intreccia una profonda relazione affettiva con l’autrice del libro e combatte per la democrazia. Sullo sfondo, missionari coraggiosi, violenze contro i più deboli, trame e incomprensioni che portano fino a oggi, con le fiamme tornate a bruciare il Burundi.
“Un futuro migliore arriverà sicuramente per questo popolo, ma passando ancora attraverso ingiustizie indicibili, orrori inenarrabili, speranze tarpate. Arriverà perché questa terra di dolore e di troppo silenzio è capace di resistenza strenua ed è al tempo stesso aperta al perdono e alla riconciliazione”. (dalla prefazione di un missionario attivo in Burundi)
“Questo libro è un’occasione. Non solo per il Burundi e i burundesi, ma anche per noi lettori italiani o europei. Un’occasione per interrogarci sul¬la nostra storia passata e sul presente. Ancora una volta oggi il Burundi è sotto il terrore e la repressione di regime e vive sull’orlo di una guerra civile. La storia ci insegna che i più grandi crimini sono resi possibili dai grandi silenzi. Così molto di quel che succederà dipenderà dall’attenzio¬ne e dalla reazione della comunità internazionale. Un popolo intero vive e cammina a ridosso di un precipizio. Sta a noi cercare il modo di tendere una mano”. (Marco Deriu)