“… azzardai: ‘Perché Van Gogh si è ucciso?’
Il signor Gachet si raddrizzò di scatto con gli occhi che lanciavano dardi; terrorizzato, temetti che stesse per balzare dal letto e buttarmi fuori di casa, ma ricadde supino e non disse più nulla. Quel giorno ebbi la sensazione che quell’uomo misterioso nascondesse qualcosa, un altro mistero che nessuno, forse, avrebbe mai scoperto… Per anni, non ho mai smesso di pensare alla strana reazione del vecchio signore. E al silenzio che seguì.”
Il 27 luglio 1890, in un campo nei pressi di Auvers, Van Gogh si spara un colpo di pistola, che però non lede alcun organo vitale, tant’è vero che egli riesce a trascinarsi a piedi fino alla locanda dove alloggia. Il dottor Gachet, amico degli artisti e suo protettore, non tenta di estrarre la pallottola, e anziché far trasportare il paziente all’ospedale lo lascia morire. Secondo Pierre Cabanne, il dottor Gachet sarebbe quindi il vero responsabile della morte di Van Gogh. Attraverso la minuziosa analisi delle spesso contraddittorie testimonianze raccolte all’epoca della tragedia, Cabanne avanza la sua provocatoria tesi, rafforzata anche da uno strano incontro avuto con il figlio di Gachet, Paul, che si era avvicendato con il padre al capezzale del ferito.