Non ingannino le situazioni e i dialoghi alla Pirati nei Caraibi, perché Chi muore si rivede è un romanzo storico a tutti gli effetti. Siamo nel 1946 nella zona più arida e povera del Brasile, il cosiddetto Nordeste, là dove ancora resistono all’avanzata dell’Ordine e del Progresso i cangaceiros, i banditi del Sertão, e dove sbarcheranno, alla ricerca di un fantomatico tesoro, alcuni pirati provenienti addirittura dal golfo del Carnaro, nell’Adriatico. Da una parte il capo Bibbia, il luogotenente Unghie di Gatto e la femmina Brigantina Suarez; dall’altra Capitan Nebbia, il quartiermastro Scassacarogna e tutta la Camera dei Lordi, la famigerata ciurma uscocca di Fiume. L’alleanza tra questi due mondi produrrà un susseguirsi di avventure, che culmineranno nel modo meno previsto allorquando i pirati si accorgeranno che esiste un secondo tesoro molto più appetibile del primo e i cangaceiros scopriranno invece che i loro nuovi compagni altro non sono che ritornanti, ovvero non-morti che vagano senza pace sin dal 1500…
Vicende storiche inoppugnabili (interessantissime quelle del Partito Comunista Brasiliano che qua e là vengono dall’autore rapportate al ribellismo anarcoide dei cangaceiros e al fanatismo religioso che hanno percorso il Brasile di quell’epoca) e citazioni colte (fantastico il racconto in latino di un improbabile matrimonio) non stridono affatto con quella particolare comicità che da sempre caratterizza la narrativa di Felli.