Anna ha trentasei anni, un buon lavoro, molte amiche e una piacevole indipendenza. Ha studiato, ha viaggiato, ma alla fine è tornata nella cittadina di provincia del Nordest in cui è nata, un'oasi serena e perbenista, da sempre immutabile nei suoi rituali: il caffè sotto i portici, la passeggiata in centro, qualche evento sospeso tra cultura e mondanità. Ma è davvero così? O sotto la superficie si agita ben altro? Anna lo scopre sulla propria pelle quando incontra Diego, mente acuta, occhi scuri, voce di velluto, mani sapienti. Tra loro è subito attrazione: solo lui la sa sorprendere, anticipa i suoi desideri, indovina sotto la giacca da montagna una femminilità che chiede di essere esplorata. Anna si abbandona alla passione con trasporto, felice di assecondare il suo uomo; lui in cambio la porta a scoprire il lato più nascosto, torbido e vitale della sessualità. Le insegna l'arte giapponese della corda, le mostra il piacere sottile di guardare e farsi guardare, la coinvolge in rapporti a tre. E poi giochi saffici, massaggi, privé, scambi di coppia, terme per voyeur: ogni richiesta è sempre più sconvolgente, ogni cedimento sempre più appagante. Ma basta a costruire un amore? O l'intesa fisica si deve nutrire di complicità e sentimento? Ora, a distanza di quattro anni, Anna racconta questa sua esperienza estrema, vera in ogni sfumatura. E la rivendica con orgoglio, perché era quello che voleva. Così come accade a ogni donna quando decide di mettersi in gioco.