Quella che stiamo vivendo è una crisi sistemica globale, di civiltà, a più dimensioni: economica-finanziaria, energetica-climatica-ecologica, agricola-alimentare, politica-esistenziale. Volenti o nolenti, dovremo cambiare radicalmente le tecnologie energetiche sulle quali si è basato l'impetuoso e caotico sviluppo degli ultimi cinquant'anni e anche il nostro stile di vita, individuale e collettivo, quanto mai inefficiente e superficialmente materialista e consumista. Questa esigenza, che non è dettata solo da considerazioni di mera sopravvivenza, comincia a essere avvertita da un numero crescente di persone. Non è affatto vero che "più è meglio": troppe automobili, troppo cemento, troppe case, troppi rifiuti, troppo cibo, troppi prodotti usa e getta non creano un mondo migliore ma ci impediscono di avere relazioni più armoniose e distese tra noi e con gli altri esseri viventi. Invece di arricchirci ci impoveriscono. Ecco allora che la scelta della "semplicità volontaria" ci può permettere di riprendere in mano la nostra vita, mettendo al centro le cose che contano davvero e tralasciandone molte altre. La sfida è proprio questa: dimostrare che saremo più felici con meno, con un altro stile di vita e con un altro modo di vedere e pensare la nostra nostra momentanea presenza su questo piccolo pianeta.