«Immagino di aver iniziato a comporre credibilmente testo, quando ho cominciato a ‘vedere’, nel suo concreto, l’acqua. Trascorrevo magnetici minuti interminabili a provare ad accogliere in me (comprendere, solo in questo senso etimologico) il senso dello scorrere e del frangersi, la forma delle correnti più ancora che delle onde, l’immagine (impossibile) della fluidità, la vertigine stessa di quell’intangibile specie di visione. È da questa materia che la (mia) voce ha incontrato la sua forma d’onda, il suo flusso».
Tommaso Ottonieri