Il tasso di mobilità sociale in Italia è tra i più bassi del mondo occidentale. Molte sono le cause di tale situazione e altrettanto numerose – e fra loro diverse – le analisi condotte nei vari ambiti scientifici. Ma il senso di disagio che si prova di fronte a questo dato si rafforza nel constatare che la nostra Costituzione reca, tra i principi fondamentali, quello di eguaglianza sostanziale: principio che impone alle istituzioni di intervenire per ridimensionare il divario tra ceti sociali, promuovendo il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla vita comunitaria. L’eguaglianza sostanziale è stata interpretata, pressoché universalmente, come eguaglianza nei punti di partenza. È questa la lettura che meglio di altre è in grado di cogliere le straordinarie potenzialità del testo costituzionale? Questo volume intende dimostrare come sia possibile proiettarsi oltre tale interpretazione, e anche come sia possibile enucleare dalla lettura combinata di alcuni tra i principi fondamentali dell’ordinamento italiano il valore costituzionale della promozione sociale, pur senza accedere all’idea, per molti versi insostenibile, di eguaglianza di risultato.