“L’uscir fuori dalle trincee e camminare all’aperto, dopo dieci lunghi giorni di prima linea carsica, mi dà un senso fisico di liberazione e di godimento che per un istante cancella la malinconia”: per il sottotenente Angelo Sommer la ritirata di Caporetto inizia addirittura con una sensazione di sollievo.
L’autore ha partecipato come ufficiale, prima in fanteria e poi tra gli arditi, all’ultimo anno della Grande Guerra e in seguito ha rielaborato gli appunti presi durante il conflitto. Il lavoro è frammentario, ma le sue pagine conservano la freschezza di un taccuino. Riferiscono un’esperienza bellica particolare anche perché combattuta in località conosciute e amate: “Sensazione strana, mista di dolore e di stupore, questa della guerra in luoghi familiari, quasi in casa propria, pieni di tanti ricordi lieti”. Testimoniano come un combattente attento e scrupoloso abbia vissuto la sua guerra, consapevole di essere un “atomo in mezzo a un cataclisma”.
Sullo sfondo le vicende di una generazione che, travolta dall’incubo di due guerre mondiali, ha visto più volte frantumarsi certezze e speranze apparentemente incrollabili.