Prima edizione Kindle febbraio 2016 – seconda edizione Kindle maggio 2016 e nuovo formato .mobi ed .epub; revisionata novembre 2016.

James Longstreet è probabilmente la figura più controversa della Guerra Civile Americana. Fu il comandante del I Corpo della leggendaria Armata della Virginia Settentrionale della Confederazione per tutta la durata della guerra; accompagnò da protagonista il generale Robert E. Lee dall'inizio del suo comando fino alla resa di Appomattox.
L'Armata fu una delle più straordinarie elite della storia militare; formata da cittadini-combattenti, era efficacemente organizzata su due corpi più la cavalleria: il I Corpo, il grosso della forza da battaglia, al comando di James Longstreet, il II Corpo, la forza mobile al comando di "Stonewall" Jackson, e la divisione di cavalleria al comando di "J.E.B." Stuart. In breve tempo l'Armata divenne una organizzazione militare solida, efficiente, comandata da capi prestigiosi — il cui nome, primo tra tutti quello di Robert Lee, incuteva rispetto al nemico nordista — e composta da veterani sicuri della vittoria e fiduciosi nei loro comandanti.
Tornando a Longstreet, il padre lo chiamava "Peter" per il suo carattere roccioso e imperturbabile, e così i suoi soldati lo soprannominarono "Old Pete" ed anche "Bulldog". Lee lo definì il suo "vecchio cavallo da guerra", con riferimento alle caratteristiche di coraggio, imperturbabilità e determinazione in battaglia. La stima di Lee verso il suo luogotenente era tale che, all'atto delle promozioni al grado di tenente-generale, fece nominare Longstreet un giorno prima di "Stonewall" Jackson, assegnandogli così inequivocabilmente il ruolo di senior tra i suoi vari luogotenenti.
Abilissimo tattico con qualche capacità strategica, caratteristica questa piuttosto rara tra i generali di quel conflitto, Longstreet è considerato il migliore comandante di corpo d'armata sudista e, forse, anche del campo avverso. Mostrò doti non comuni per la tattica difensiva, preferendo sistemare i suoi soldati in forti posizioni difensive per costringere il nemico ad attaccarlo. Non perse mai una posizione difensiva durante tutta la Guerra; una volta che il nemico si fosse logorato in vani attacchi, allora Longstreet contemplava la possibilità di un suo attacco. Fu spesso in disaccordo con Lee sulla tattica da seguire.
Dopo la guerra, fino alla morte di Lee, i critici non sollevarono osservazioni al suo operato, o perché attendevano le memorie del generale comandante per prendere posizione o perché temevano di potere essere smentiti dal grande vecchio. Una volta scomparso Lee, e con l'affermazione nel Sud del movimento di opinione della "Lost Cause" iniziarono attacchi sempre più faziosi e ingiusti a Longstreet con l'accusa di avere determinato con il suo comportamento dubbioso la sconfitta di Gettysburg e così quella finale della Confederazione.
Tanto più venivano esaltati Lee, Jackson e Stuart e altri generali, tanto più Longstreet veniva denigrato come incompetente; i più accesi denigratori furono proprio alcuni suoi colleghi generali dell'Armata della Virginia Settentrionale: Early, Mahone, Fitzhugh Lee, Pendleton che certamente non svettarono per eccelse qualità militari.
Longstreet scrisse le sue memorie quasi trent'anni dopo la fine della guerra, in difesa della sua reputazione attaccata dalle pesanti accuse che venivano mosse al I Corpo e al suo comandante. Le memorie, ricche di aneddoti, costituiscono una rassegna critica, dal punto di vista militare, solo delle campagne a cui partecipò personalmente.
Longstreet morì quasi dimenticato nel 1904, ultimo grande comandante confederato ancora in vita a quell'epoca. Il giudizio più sintetico sull'operato di Longstreet nella fatale Gettysburg è quello di uno storico moderno: "... [Longstreet] Avrebbe dovuto obbedire con maggiore determinazione a un ordine che non avrebbe mai dovuto essere dato [da Lee] ...", dividendo così equamente le responsabilità del fallimento della battaglia.