Splendido nella sua uniforme, in piedi nella macchina, guardava oltre la folla e sorrideva con il volto leg-germente inclinato all’indietro. Così Angelo Del Boca descrive il suo primo incontro con uno dei personaggi che avrebbero segnato la storia del Novecento. Ancora ragazzino, rimarrà colpito dalla perfetta somiglianza tra l’uomo che aveva di fronte a sé e l’immagine che lo ritraeva sulla medaglia portata al petto da tanti gio-vani balilla come lui. Rivedrà quel nuovo Cesare pochi anni dopo, in Germania, in un campo di addestra-mento per il ricostituito esercito italiano. Già non era più l’intrepido condottiero, ma il capo di uno Stato di-mezzato, sprovvisto della sua capitale, e le cui risorse erano sistematicamente saccheggiate dai nazisti. E lo rincontrerà molti anni dopo, quando verrà in possesso dei 120 telegrammi con cui il nuovo Colleoni autoriz-zava l’utilizzo dei gas venefici nella guerra d’Etiopia. Il dittatore Mussolini era morto da ventitré anni, e il giornalista Del Boca pubblicava su «Il Giorno» il testo integrale di quei telegrammi che avrebbero diviso gli italiani.
Il mondo stesso era diviso in blocchi, ancora attraversato dagli ultimi sussulti del fascismo, e tuttavia stava conoscendo la forza dirompente di un processo di decolonizzazione, così carico di speranze, che interessava l’Africa e l’Asia. Come inviato speciale della «Gazzetta del Popolo», e poi del «Giorno», Del Boca in-contrerà alcuni tra i personaggi più rappresentativi di quel Novecento. Dal criminale nazista Adolf Eichmann al neofascista inglese Oswald Mosley al poeta spagnolo Marcos Ana che trascorse più di vent’anni nelle carceri franchiste. Da Rinaldo Laudi a Cesare Pavese, da Elio Vittorini a Marcello Breusa, italiani che incarnarono una certa idea di progresso civile al pari di Salvatore Quasimodo e Italo Pietra. Dagli indiani Jawaharlal Nehru e Vinoba Bhave agli israeliani Shimon Avidan e Iliana Sahnin. Dagli africani Maometto V e Félix-Roland Moumié ad Ahmed Sékou Touré e Hailè Selassiè, da Martha Nasibù a Haile Sellase, senza dimenticare due personaggi minori, come il caïd Saddok e Majok Ador Athuai. Esemplari, invece, saranno la giovane Madre Teresa di Calcutta, l’anziano Albert Schweitzer o il sudafricano Albert John Luthuli. tre premi Nobel per la Pace, tre figure che impersonarono i migliori propositi del Novecento. E persino le nu-merose speranze disattese troveranno un loro epilogo: la tragica esecuzione del colonnello Gheddafi.
Benito Mussolini, Jawaharlal Nehru, Muammar Gheddafi, Albert Schweitzer, Madre Teresa di Calcutta, Adolf Eichmann, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Pietro Nenni, Hailè Selassiè... gli appuntamenti con la Storia di uno dei nostri grandi cronisti e storici.