Lo studio di Alberico Guarnieri si propone il compito, rilevante e originale, di individuare un doppio piano di lettura in testi letterari importanti esaminandoli in prospettiva analogico-comparativa (formale-) letteraria che in prospettiva (sostanziale-) pedagogica.
La scelta dei testi e il contesto di lettura, a cui l’Autore volge il suo sguardo, si collocano interamente all’interno dell’ampio ambito di riflessione che conosciamo sotto il titolo
di romanzo di formazione (Bildungsroman). Le figure analizzate, quella simbolica-disfunzionale di Pinocchio o quella normativo-funzionale di Cuore o reale dei Ragazzi di vita di Pasolini o di Pietralata, fanno emergere una rottura strutturale interna al logos pedagogico. Un logos che non si piega più ai canoni positivistici dell’imposizione di saperi, conoscenze e verità sul modello delle scienze dello spiegare largamente assurto, nel contempo, a mezzo e fine nella didattica nelle nostre scuole.
Il recupero di questa complessità antropologica non è questione di apprendimento di più cognizioni, piuttosto questione di esperienza di vita legata a percorsi estetici a cui le nostre scuole non sono affatto preparate, chiuse come sono nella morsa della trasmissione di saperi e sempre più saperi. In questa morsa cognitivistica viene meno la riflessione, l’auto-riflessione, quel percorso di vita che solo rende possibile l’auto-appropriazione di se stessi non solo come scoperta dell’umano che è in noi ma anche come partecipazione umana allo sviluppo di una convivenza sempre più umana. In tutto ciò la razionalità ha un ruolo importante, ma un ruolo ancora più importante lo svolge il cuore (Pascal), perché senza la cura dei sentimenti (senza il cuore) nessun burattino diventa uomo e l’uomo (smembrato della sua parte più sostanziale: l’anima) rischia, facilmente, di trasformarsi in burattino.