«Olai respirò a fondo, sulla spiaggia, mentre preparavano il campo e accendevano i fuochi battendo il metallo sulla pietra, sopra le esche di erba secca. Era forse quella la terra che dovevano raggiungere? Olai ancora non poteva saperlo con certezza. Aveva fatto tutto il possibile; non aveva altri ricordi da richiamare, aveva raggiunto il bordo estremo della sua guida incisa nel bronzo.
Era arrivato nell’ultima terra che l’autore della mappa aveva marcato con il simbolo arcaico della luna; la terra più distante, quella da cui aveva riportato lo stagno che, nel tempo oramai lontanissimo che per Olai era divenuto l’anno precedente, aveva fatto nascere l’idea della spedizione, e punito severamente il folle sognatore che l’aveva concepita.
Amico, non sono riuscito a tenerti in vita ma ho mantenuto vivo il tuo sogno. Prima non ho potuto fare di più, ora non posso navigare oltre.
Il guerriero rivolse un silenzioso saluto al volto nei suoi ricordi, mentre finalmente una ferita rimasta aperta iniziava a rimarginarsi.»
Un gruppo di esploratori dell’età del bronzo raggiunge una terra ai limiti del mondo conosciuto, infestata da una presenza così crudele da essere ritenuta soprannaturale da chi la abita e nella quale nascerà una grandiosa e sofferta passione. L’eco delle loro imprese diverrà mito e le loro tracce condurranno, in un prossimo futuro, a ritrovamenti su cui indagheranno Gianni Mele, giovane archeologo sardo, e una caparbia genetista irlandese, costretti a difendere le proprie ricerche e la vita stessa da un’oscura, ma molto concreta e temibile minaccia.
Lo svolgersi delle due vicende, separate da oltre tremila anni, intreccia le vite dei protagonisti attraverso miti preceltici ed echi omerici con una narrazione coinvolgente e dettagliata, tra visioni epiche e tecnologia futuribile, sino al colpo di scena finale.