Nell’estate del 1925, a ventiquattro anni, Adriano Olivetti si imbarca per gli Stati Uniti con l’obiettivo di studiare l’organizzazione delle fabbriche americane e di perfezionare l’inglese. Nei cinque mesi del suo soggiorno scrive spesso ai genitori e ai fratelli, raccontando le sue impressioni in lettere affettuose, riflessive e brillanti. Nella corrispondenza con il padre Camillo, che più di tutti l’aveva spinto a partire, emergono per la prima volta le divergenze di vedute sulla gestione dell’azienda di famiglia, ma proprio in questo viaggio il giovane Adriano si convince ad accettare il suo ruolo di futura guida della Olivetti. Una scelta che matura tra la scoperta ammirata dell’efficienza del modello americano e il sentimento di profonda indignazio- ne suscitato dall’incontro con l’America del “dio denaro”.“Qui è il paese dei contrasti, per strada si vedono migliaia di auto, ma si incontra anche gente che chiede venti centesimi per mangiare. Gli americani hanno splendide qualità industriali e commerciali, ma scar- so spirito riflessivo e culturale. L’altro giorno volevano dimostrarmi con le cifre che l’operaio americano guadagnava meno dell’italiano. Io li ho pregati di fare a meno delle cifre e di guardare con gli occhi.”