Di destra e sinistra, per designare due schieramenti politici contrapposti, si parlò per la prima volta alla Convenzione del 1792. Da allora queste due parole indicano chi ritiene che le diseguaglianze tra gli esseri umani siano un dato naturale non modificabile (la destra), e chi pensa che abbiano un’origine sociale e possano essere attenuate (la sinistra).
Il confronto politico tra destra e sinistra si è però svolto sulla base di una comune valutazione positiva del modo di produzione industriale, che entrambe hanno considerato un progresso perché causa di una crescita economica senza precedenti (anche se, ovviamente, destra e sinistra si sono divise riguardo ai modi di distribuirne i benefici).
La Storia ha dimostrato che le politiche della destra sono più efficaci per far crescere l’economia e la competizione si è chiusa a suo favore con l’abbattimento del muro di Berlino nel 1989. Ma quella della sinistra non è la sconfitta dell’idea di uguaglianza, bensì di una sua particolare interpretazione storica. In questo libro si sostiene che se si abbandona l’ideologia della crescita è possibile ridare forza all’impegno per una maggiore equità tra gli esseri umani. A tal fine occorre avviare una decrescita selettiva della produzione sviluppando innovazioni tecnologiche che accrescano l’efficienza nell’uso delle risorse e attenuino l’impatto ambientale dei processi produttivi, perseguire l’autosufficienza alimentare valorizzando l’agricoltura di sussistenza, superare l’antropocentrismo estendendo l’equità a tutti i viventi, ridurre la mercificazione e l’importanza del denaro, riscoprire i beni comuni e le forme di scambio basate sul dono e la reciprocità, superare il materialismo e valorizzare la spiritualità. Dall’analisi dell’enciclica Laudato si’ Pallante deduce che, probabilmente, questa rivoluzione culturale è iniziata.