Emanuele Severino sostiene che l’essere è un eterno e quindi non può annullarsi. Quando qualche cosa viene distrutta, o quando qualcuno muore, esso non viene annientato, semplicemente scompare alla nostra vista. E della sorte che ad esso tocca quando scompare alla nostra vista, nulla noi possiamo dire.
Forse è per questo che la morte ha sempre suscitato una profonda curiosità. Di fronte alla morte ci si chiede: che significa morire? Che cosa mai succede quando qualcuno muore? E che cosa ci succederà quando saremo noi a morire? Non è un caso che, quando in una società le persone si sentono insicure, quando dilagano paure ed ansie, anche il genere horror dilaga. Esso si pone infatti come una rappresentazione metaforica delle ansie e dei rimossi della società. Che è quanto fa anche la serie tivù “American Horror Story” la quale, attraverso narrazioni perturbanti, si fa portatrice dell’immaginario delle paure americane e non. Esorcizzandole, come dicono alcuni, oppure alimentandole, come sostengono altri? Una cosa è certa: se da un lato il genere “horror” ci ricorda che è sempre possibile che vi sia un’irruzione del fantastico, dell’orrorifico, della morte nelle nostre vite, e che quindi i valori “positivi” e razionali di cui la nostra società si fa portatrice non sono gli unici parametri esistenti, dall’altro il genere horror può sortire l’effetto di farci vivere nel costante timore che un’improvvisa irruzione di ciò che non possiamo controllare accada, con l’effetto perciò di rafforzare in noi la “necessità” e il desiderio di affidarci a chi ci assicura che “ci difenderà dal male”.
Tenendo comunque presente che il genere “horror” è quello maggiormente aperto a sperimentazioni e innovazioni. E questo, in American Horror Story Hotel, lo vediamo in particolare nelle protagoniste femminili, dato che le rappresenta come donne disinibite, sessualmente attive. Seduttrici e assassine. L’eccezionalità delle donne, in questa serie televisiva, le rende figure “al confine”, figure estreme che riescono ad attivare sia spinte “tradizionali” sia spinte di emancipazione. Donne che rimandano esplicitamente alla sessualità e alla morbosità, con tutte le sfumature di seduzione, anche le più proibite, impiegate per soggiogare.