“12 agosto 1993. Ancora un massacro! Ancora una granata è stata sparata sui sarajlija che aspettavano in fila il loro turno per l’acqua: ne sono morti dodici, i feriti sono quindici. Ognuna di queste granate lascia dei segni nei nostri cuori che fanno male e che non si rimargineranno mai. Il sangue e le lacrime scorrono nella nostra Sarajevo, in Bosnia Erzegovina! Scorrono ogni giorno e impregnano la triste verità della guerra di un colore, quello rosso del sangue… Ogni giorno qualcuno perde qualcuno, qualcuno seppellisce qualcuno nella terra madre. Ogni giorno la guerra spegne la luce della vita e rimangono il buio, il grigiore e il fumo; restiamo come ombre nascoste e sopraffatte dal dolore. I colori della guerra, il colore del dolore e del sangue dell’uomo divengono testimonianza di una coscienza, che non so dove si trovi ora, dove sia svanita e se ancora esista! Mai nessuno potrà permettersi di dimenticare le vittime di questa guerra terribile!”.
Nella città diventata, durante quattro anni di assedio, “il più grande carcere al mondo”, una donna racconta le vicissitudini vissute in prima persona e dalla sua famiglia, tra fughe, dolore e ritorni. Il diario personale, dolce, tragico e a lieto fine di una giovane madre alle prese con un’esperienza terribile, quella della guerra. Un testo di rara intensità, scritto a mano, al buio, durante l’assedio, e continuato negli anni successivi, quelli della ricerca di una normalità come emigranti prima in Germania, poi in Italia. Una normalità impossibile, perché c’erano una patria e una città da ricostruire e troppo forte era il richiamo delle radici.
“Il libro di Dubravka è la storia intima e al contempo universale di una ragazza, una moglie, una madre che vive gli orrori della guerra a Sarajevo; una vicenda comune a tante donne e madri in tutta la Bosnia Erzegovina accerchiata, con davanti agli occhi, notte e giorno, le vittime delle granate, dei cecchini, senza cibo, acqua, corrente elettrica e con la paura ininterrotta per la vita del figlio, del marito, dei genitori, degli amici e dei vicini”. (Jovan Divjak)
“Il diario di Dubravka è qualcosa di più di altre cronache della nostra epoca: vi è l’amore di una giovane madre e moglie, la lucidità incredibilmente pratica di una donna intelligente, la passione per la famiglia e la vita, la voglia di continuare a sognare nonostante tutto e tutti e, infine, la capacità di narrare giorno dopo giorno cogliendo i fatti oltre l’apparenza e persino oltre l’orrore, senza rinunciare alla descrizione della dura quotidianità”. (Silvio Ziliotto)