Nel 1912 il ventunenne Egon Schiele viene arrestato a Neulengbach, una cittadina a mezz’ora di treno da Vienna, dove risiede da qualche mese con la modella e compagna Wally Neuzil. L’accusa è duplice e molto grave: il giovane pittore avrebbe sedotto una minorenne, la quattordicenne Tatjana von Mossig, figlia di un alto dirigente del Ministero della Marina e avrebbe inoltre esposto materiale pornografico in un luogo accessibile a minori…
(dalla Postfazione di Federica Armiraglio).
“Un uomo più debole sarebbe subito impazzito e anch’io sarei diventato pazzo se avessi dovuto continuare ancora a lungo in quello stato di continua ebetudine. Perciò, nella condizione in cui mi trovo, sradicato dal mio terreno creativo, con dita tremanti inumidite nella mia saliva amara, mi sono messo a dipingere per non impazzire del tutto. Servendomi delle macchie nell’intonaco ho creato paesaggi e teste sulle pareti della cella, poi osservavo il loro lento asciugarsi fino a impallidire e sparire nella profondità del muro, come fatti sparire dall’invisibile potenza di una mano incantata.”