Il volume mette in luce, nell'ambito della storia del diritto internazionale, le
origini del progetto coloniale dell'Occidente e i suoi tentativi di civilizzare il mondo
extra-europeo. In una ricostruzione che va dalla prima metà del Cinquecento all'epoca
contemporanea, vengono illustrate le ideologie che hanno giustificato le conquiste
coloniali, legittimando l'idea della "superiorità" dei paesi occidentali: dapprima la
superiorità dei popoli cristiani (sec. XVI), poi dei popoli "civili" (sec. XIX), poi dei
popoli "sviluppati" (sec. XX) e ora dei popoli democratici e della loro dottrina dei
diritti. L'autore mette in discussione il presunto universalismo della concezione
occidentale dei diritti umani e del diritto internazionale, sottolineando le analoghe
pretese universalistiche del mondo musulmano e sostenendo conseguentemente la necessità
di una visione relativistica e l'importanza di assumere una prospettiva "inter-civiltà"
contro ogni ipotesi di scontro di civiltà.