Era solo il 30 agosto 2010 quando Gheddafi e Berlusconi festeggiavano
a Roma il secondo anniversario dell’accordo di amicizia e cooperazione italo-libico, ma sembra già una vita fa. I turbinosi eventi di questi giorni hanno sconvolto un panorama libico già profondamente trasformato dalla Primavera araba. L’uccisione dell’ambasciatore Usa a Bengasi prima, e la nomina a nuovo Primo Ministro di una figura di compromesso tra islamici e liberali come Abu Shakour poi, definiscono bene il quadro pieno di incognite della transizione del paese. Da un lato, dopo la violenta uscita di scena del rais, in Libia sembra essersi avviato un promettente processo di democratizzazione, segnato dalle tappe del governo provvisorio, delle prime elezioni libere e ora della nomina di Abu Shakour. Dall’altro le tensioni sono ancora una minaccia concreta, come hanno drammaticamente dimostrato le proteste al consolato americano che hanno causato la morte di tre persone oltre a quella dell’Ambasciatore. Pelosi e Varvelli ci guidano attraverso i rapidi cambiamenti del paese individuando con precisione le diverse sfide che si prospettano nel futuro libico: la difficoltà di costruire un’unità nazionale, la ricomposizione in un esercito centrale delle milizie ribelli che ancora dettano legge in alcune aree del paese, l’enigma della Costituzione a venire nel suo rapporto con la Sharia, la capacità della Libia di gestire la fitta rete internazionale di interessi petroliferi che investono il suo territorio.
Con determinazione i due autori invitano l’Italia a recuperare il suo rapporto storicamente privilegiato con il vicino libico, indicando nella ricostruzione materiale e istituzionale della Libia un’opportunità di crescita per entrambi i paesi.