“La fretta divora l’Occidente: l’assillo del non perdere tempo impedisce di accorgersi che in realtà non si produce quasi più nulla delle cose che contano: pensiero, scienza, filosofia, letteratura, arte. Il mercato, la pubblicità, gli indici di Borsa hanno preso il loro posto.” Caustica, lucida, appassionata, Ida Magli denuncia in un pamphlet duro e coraggioso l’indifferenza irresponsabile con cui da anni l’Europa assiste al declino della propria cultura, l’accettazione passiva di falsi valori che, dietro il culto della forma e dei numeri, nasconde l’incapacità di immaginare un vero futuro. Un j’accuse che non risparmia nemmeno il Vaticano, la Chiesa e il suo clero, colpevoli di non saper difendere la storia, l’arte e la tradizione – le ricchezze autentiche delle nazioni – dalla progressiva desertificazione della civiltà e di non saper controbattere efficacemente alla tecnocratica religione del profitto, fondata sul dogma della crescita perenne, che terrorizza agitando l’ingannevole spauracchio del default. Un’esortazione a riprendere in mano il nostro futuro prima che sia troppo tardi, perché nessun popolo “fallisce”, e una cultura è viva finché continua a credere in se stessa e nella propria storia.