Il soffitto sul quale apro gli occhi è stranamente ingrigito dal fumo, il suo interno oltre la lampada al neon appare annerito, con un intenso odore di bruciato che risale le mie narici.
Non mi risveglio da un incubo, nessun ricordo di sogni agghiaccianti nella notte appena attraversata, non ho perso l’orientamento, né la memoria, so perfettamente chi sono e dove mi trovo.
Sono ancora io, Astra Bernigton, questa è ancora la mia stanza e fuori dalla vetrata persiste il cielo di Londra, direttamente sulla ruota panoramica.
Ma cos’è successo veramente? Non posso concedermi il lusso di ipotizzare nessuna delle risposte più plausibili, irrompo nella camera di mia madre quasi preparata al fatto di ritrovarla morta, stretta a Modesty per difenderla, ma lo scenario che scovo è persino peggiore delle mie aspettative. La camera è vuota, il letto disfatto, le pareti bianche completamente bruciate, le vetrate della finestra distrutte.