In principio vi erano i Flussi. Ondate di crepitante energia pura avvolte nel vuoto. Dal loro primo impatto ebbe origine il Kami. Senza forma né coscienza delle sue azioni, Egli manovrò i Flussi e ne fece suoi strumenti…”
«Da non credersi.» Mentre pronunciava queste parole, Ishnet continuava incessantemente il suo lavoro di amanuense. La mano si muoveva più rapida della bocca, incapace ormai di distrarlo dopo anni trascorsi a trascrivere fiumi e fiumi di testi. «Davvero i Lumian credono questo?!»
La fluente chioma color tramonto dello scriba Menoosh ondeggiava in gran parte sulla schiena ricurva, fatta eccezione solo per pochi ciuffi ribelli che ricadevano in avanti come sottili pendoli da indovino, oscillanti in direzione dei polverosi tomi aperti innanzi a lui. Lo stile di scrittura rispecchiava fortemente il suo carattere, tanto deciso quanto irrequieto. L’intero movimentato quadro era stato dipinto a quattro mani con la sua predilezione per i seggi: Ishnet era a suo agio su di uno scranno quanto lo sarebbe stato un pesce su una griglia incandescente.
Il rumoroso benché educato schiarirsi di una voce al lato opposto della stanza gli suggerì che non era più solo e che, con tutta probabilità, i suoi commenti erano stati uditi. Fingendo di non sentire, continuò a far danzare il pennino sulle pregiate pagine rilegate, intingendolo nell’inchiostro con tale grazia da non interrompere mai lo stesso fluido movimento.