Enne è il simbolo dell’azoto. È un gas incolore, insapore, invisibile, ed è il più diffuso nell’aria. È ovunque.
Un po’ come la criminalità grazie a Internet. Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno straordinariamente semplificato la nostra vita quotidiana: con un clic ognuno di noi compie operazioni che in passato implicavano ore di lavoro, code allo sportello, moduli da compilare. Ne siamo entusiasti, ma spesso non pensiamo che anche le mafie si sono inserite — in modo tanto pericoloso quanto furtivo, invisibile — nel web, scoprendovi nuove armi e un business senza precedenti. Oggi, per esempio, il mercato della droga non si svolge nelle piazze buie e malfamate, ma in strati profondi della Rete; i pusher decidono i loro movimenti e prendono appuntamento con i tossici su Facebook; in ambito telematico si organizza il riciclo di denaro e le minacce di estorsione diventano virtuali ma non per questo meno temibili. Allo stesso tempo, una volta appurato che clonare carte di credito e rubare le identità online — il cybercrimine — rende più del narcotraffico, è nata una nuova generazione di picciottihacker.
Dopo essersi occupato per anni di ‘ndrangheta “tradizionale”, Biagio Simonetta si è immerso in questo nuovo universo liquido e impalpabile e ne ha delineato i contorni offrendoci un'analisi lucida e spaventosa della criminalità 2.0. Enne si legge come un romanzo da brividi, ma descrive una realtà vicinissima a ognuno di noi.