Questo secondo volume dell'Epistolario di Urbano Rattazzi è interamente dedicato al 1862, anno intenso e controverso, connotato da eventi emblematici in rapida successione, che condizionano l'azione di governo e insidiano le fragili fondamenta del neonato Stato unitario: dalla caduta del barone di ferro Ricasoli all'ascesa al potere dell'uomo del connubio, dalle mosse a sorpresa dell'eroe di Caprera in Lombardia al piccolo trionfo regale nelle province napoletane, dal folle replay di Garibaldi in Sicilia alla brusca fermata di Aspromonte, dalla dura repressione di Cialdini nel Mezzogiorno alla discussa amnistia osteggiata da La Marmora, dalle dimissioni infine del gabinetto all'amara uscita di scena dell'ambizioso avvocato alessandrino. Dai primi di marzo agli inizi di dicembre, sullo sfondo del dibattito in Parlamento, dell'azione diplomatica, della delega prefettizia, delle rivendicazioni gridate e degli ambigui silenzi, la parabola di Rattazzi, presidente del Consiglio e ministro, si compie. Della vicenda umana e politica di Rattazzi e della importante stagione del Risorgimento italiano che lo vede per la prima volta al timone della nave ministeriale, fa fede in queste pagine la corrispondenza che – come ricordato nell'Introduzione al primo volume – fu selezionata e ordinata da Carlo Pischedda in fervidi anni di ricerca e di studio, con l'intenzione di far seguire alla monumentale pubblicazione dell'Epistolario cavouriano la raccolta delle lettere di colui che, compiuto un fecondo tratto di strada comune con il grande statista, s'era poi trovato a combattere aspramente scelte politiche non condivise. Rosanna Roccia, allieva e collaboratrice di Pischedda, accogliendo prima l'appello di Giuseppe Talamo, e poi l'incoraggiamento di Romano Ugolini, ha dato concretezza al progetto del Maestro, mettendo a disposizione degli studiosi il materiale a suo tempo faticosamente riunito, integrato con alcuni ulteriori reperimenti.