Sicuramente, e con estrema suggestione, Maratea entra nell'immaginario dei luoghi dove la bellezza si coniuga con le valenze della natura. Spesso, e più frequentemente di quanto si possa pensare, la bellezza di un territorio e di un paesaggio esprimono anche connotati di una grande rilevanza su fronti che non sono solo di tipo estetico, ma anche naturalistico, storico, e quindi turistico, per la presenza di peculiarità che ne sottolineano valori fuori dall'ordinario. Caratterizzare questo tratto tirrenico della Basilicata ponendone l'accento solo sui caratteri prettamente costieri, risulterebbe un'angolazione parziale per la ricchezza dei valori naturalistici, paesaggistici e culturali che esso presenta. Questo territorio è, infatti, il risultato di un equilibrio basato sull'interazione di una pastorizia tradizionale, praticata da tempi immemorabili nell'entroterra, di una cerealicoltura prevalentemente a carattere familiare, e di uno sviluppo turistico rispettoso. Tutto questo giustifica la limitata presenza di insediamenti umani, elemento che ha favorito il mantenimento di un paesaggio vegetale naturale estremamente diversificato ed interessante, caratterizzato da entità endemiche e di particolare rilievo. Ulteriore elemento degno di nota è la perfetta commistione di flora e vegetazione mediterranea e temperata, in un mirabile equilibrio che si diversifica in senso fisionomico e strutturale partendo dalla fascia costiera fino alle quote più elevate, risultato anche dell'effetto dell'abbandono di alcune pratiche tradizionali e della trasformazione di uso del suolo avvenuto negli ultimi decenni. In tutto questo si inserisce l'ennesima grande valenza di questo territorio, ad elevato valore conservativo in senso culturale, come evidenziato dalla notevole conoscenza delle specie vegetali da parte della popolazione locale ed il loro utilizzo in farmacopea, nelle pratiche tradizionali di tipo religioso. Su queste diverse specificità si snoda il percorso ideale proposto nel presente volume, con l'intento di esaltare alcuni dei tratti più caratteristici della cultura e della natura locale.
GIULIA CANEVA, professore ordinario di Botanica ed Ecologia vegetale presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università degli studi di Roma Tre. Autrice di oltre 150 pubblicazioni in ambito nazionale ed internazionale, svolge la sua attività di ricerca nel campo della vegetazione termofila mediterranea e della relativa cartografia oltre che della flora e vegetazione ruderale. Ha sviluppato numerose ricerche nel settore della biologia vegetale applicata alla conservazione delle opere d'arte, con particolare riguardo al degrado biologico dei materiali lapidei e alla gestione botanica delle aree archeologiche. Fra le monografie che ha curato in ambito applicato alla conservazione e valorizzazione dei beni culturali si segnalano: Biology in the conservation of works of art (Ed. ICCROM, Roma, 1991); Cultural heritage and aerobiology (2003) (Ed. Kluwer); Biologia nella conservazione delle opere d'arte (1994) - Il controllo del degrado biologico (1996) - Aerobiologia e Beni Culturali (1998). La biologia vegetale per i beni culturali- vol. 1 Biodeterioramento e conservazione, vol. 2 Conoscenza e valorizzazione (2005)Collana Arte e Restauro- Ed.Nardini, Firenze), tradotto in lingua inglese dalla Getty Fondation (2009). Nel contesto più prettamente naturalistico-ambientale si segnalano: Il mondo di Cerere nella Loggia di Psiche (Ed. Palombi, Roma, 1992); Le piante alimentari spontanee della Basilicata (Ed. Regione Basilicata, Potenza 1997); Atlante storico-ambientale di Anzio e Nettuno (De Luca Editori d'Arte, Roma, 2003). Amphytheatrum Naturae- Il Colosseo: storia e ambiente letti attraverso la sua flora. (Ed. Electa, Milano, 2004). E'curatrice della Collana Paesaggio: Natura, Cultura ed Arte, nel cui ambito ha pubblicato Il paesaggio vegetale della costa di Amalfi (Ed. Gangemi, Roma 2007).
MAURIZIO CUTINI, laureato in Scienze Naturali, è att