Nel linguaggio quotidiano il fondamentalista è il fanatico (soprattutto musulmano) che si fa esplodere in mezzo alla folla, o l’intransigente uomo di religione che mira ad asservire lo Stato alle leggi divine. In realtà questa accezione generica e scientificamente inesatta ha poco o niente a che vedere con il significato originario. Il fondamentalismo è nato nell’America protestante di fine ‘800 – inizio ‘900, ed il termine è servito ad autodefinire una corrente teologica interdenominazionale strutturatasi in risposta all’incedere della teologia liberal. È a partire grosso modo dagli anni ’80 del ‘900 che il termine ha assunto il senso a noi più familiare, e cioè nel momento in cui è stato utilizzato da alcuni studiosi e giornalisti per indicare il fenomeno della reviviscenza della religione. Fondamentalismo è diventato così una categoria concettuale, una sorta di definizione ombrello sotto cui raccogliere i più disparati movimenti. Questo Fondamentalismo idealtipico, spesso contrapposto alla Modernità, non è che un’invenzione del pensiero occidentale, ed è dalla precisa volontà di sottoporre ad un serio esame critico la validità di simile accezione che nasce tale lavoro.