Di Galileo si parla quasi ininterrottamente ormai da quattro secoli: dalla pubblicazione, cioè, del Sidereus Nuncius , l'asciutto resoconto delle scoperte astronomiche compiute dallo scienziato pisano, allora a Padova, con l'ausilio del cannocchiale. La realtà dell'ipotesi copernicana, già difesa in teoria, veniva messa per la prima volta sotto gli occhi di tutti: con un piccolo libro di circa sessanta pagine, uscito a Venezia il 13 marzo 1610, si voltava pagina una volta per sempre. Le «grandi cose» annunciate dallo scienziato pisano sul frontespizio e in apertura del testo si rivelarono decisive per l'affermazione della teoria eliocentrica, ma il cammino che portò alla sua definitiva accettazione come vera descrizione della struttura dell'universo fu ben più lungo e tormentato di quanto, forse, lo stesso Galileo aveva immaginato. Con gli anni, i suoi contributi scientifici sono diventati un punto di riferimento per gli scienziati, e la sua vicenda personale è divenuta il simbolo della lotta per la libertà della ricerca scientifica contro ogni dogma o vincolo imposto dall'esterno. Fisico di formazione, Heilbron presenta con non comune competenza i dettagli tecnici della scienza galileiana, inserendoli nel più ampio quadro degli eventi storici che l'hanno accompagnata e fornendo un'immagine inedita della personalità e della formazione umanistica di Galileo. L'elemento unificante della sua vita, sostiene Heilbron, è il costante sguardo critico, di volta in volta dedicato allo studio del moto locale, all'indagine dei fenomeni terrestri e celesti, alla lettura dei testi letterari o delle Scritture, o che emerge con forza come elemento caratterizzante nella corrispondenza, nei manoscritti, nelle opere a stampa. Il suo è lo stile di un uomo di scienza dalla profonda formazione umanistica: caustico nelle osservazioni e tagliente nei giudizi, raffinato, distaccato, spesso ironico e sottile, ma anche insofferente nei confronti dei propri detrattori e avversari, incapace di compromesso, impaziente nell'affermare la priorità delle proprie scoperte.