Ulderico è un professore universitario che si occupa di filologia classica: quarantenne, celibe, un po' indolente, vive insieme ad una cane, Schopenhauer, un bastardone che è in piena sintonia con lui e capta ogni sua intenzione. Ogni anno, d'estate, Ulderico visita le isole greche dello Ionio, un po' per rilassarsi, un po' per scoprire qualcosa di nuovo in quella antica civiltà.
È a Cefalonia che, grazie a Schopenhauer, un giorno incontra una giovane studentessa, Hélène, che desta subito una scintilla nel suo cuore, lo sottrae al suo abituale torpore sentimentale e lo induce ad interessarsi con entusiasmo alla tesi che lei sta svolgendo sulla cristianizzazione della Provenza.
A sostegno delle sue ipotesi di lavoro, la ragazza mostra ad Ulderico una piccola pietra ovale, lucida, che ha trovato sulla riva di una spiaggia di Cefalonia, quella di Caminia, e che presenta una strana incisione: una croce, e, ai piedi di questa, la silhouette di una donna col capo velato. La ragazza ritiene che la pietra sia stata un piccolo gioiello, un ciondolo antico sepolto dal terremoto che sconvolse l'isola nel primo secolo, e deduce da quella incisione che non fu la Provenza la prima regione ad essere raggiunta ed evangelizzata, dopo la morte di Gesù, dai suoi discepoli, tra i quali Maria Maddalena, ma Cefalonia, prima tappa della loro la diaspora sul Mediterraneo.
Ulderico, intrigato da quest'ipotesi, ma soprattutto già preso dal fascino della ragazza – anche se non vuole confessarlo a se stesso – le propone di recarsi in Provenza per raccogliere documentazioni.
I due giungono in un pomeriggio a S.Maximin, luogo privilegiato del culto della Maddalena, ma mentre sono nel duomo ad esaminare i bassorilievi dei sarcofagi romani, si ritrovano improvvisamente al buio. Le luci si sono spente, il portone della chiesa è stato chiuso. Passano le ore, si fa notte. Mentre tentano di avvicinarsi all'uscita, la ragazza viene avvicinata da qualcuno che silenziosamente le punta una pistola sulla nuca, ma il colpo va a vuoto perché l'assalitore viene sbattuto a terra da Schopenhauer che, fiutando il pericolo, ha rotto il legaccio che lo bloccava ad un albero nel sagrato e ha seguito quatto quatto l'assalitore.
Sorpresa e sgomento inducono Ulderico ed Hélène, il mattino seguente, a denunciare l'accaduto alla géndarmerie, ma l'agente che trovano nell'ufficio ha un'aria quanto mai sospetta: raccoglie le loro generalità, fa delle enigmatiche telefonate a qualcuno, e li licenzia. I due partono per l'Italia, ma al casello di Ventimiglia un'auto in panne, messa di traverso sulla via, li obbliga a sostare. I due uomini che stanno armeggiando col motore si avvicinano insieme ad una donna anziana ad Ulderico e chiedono di accompagnarla a Marsiglia, altrimenti lei perderà il battello. Ma proprio a Marsiglia la ragazza viene rapita e trasportata su una nave insieme all'ospite straniera.
Questo l'antefatto.
Da questo momento si snoda una storia movimentata che si sposta da Marsiglia a Bopolu, in Liberia, e di qui a Taitung, nell'isola di Taiwan. Una storia gestita da un clan cinese di grosso calibro e di spietata crudeltà, implicato in un traffico internazionale di diamanti. Una storia di colpi di scena, fughe, ritrovamenti che coinvolgono fino al rischio della vita Ulderico e mettono alla prova il sentimento che lo lega alla ragazza. Un sentimento che si è fatto strada piano piano nel suo cuore fino ad assorbire completamente l'esistenza. Anche per Hélène è stata la stessa cosa.
Il lieto fine propone nuovamente sulla spiaggia di Caminia Ulderico ed Hélène, ormai sicuri del loro amore e liberi dall'angoscia di essere al centro di trame oscure, di loschi affari. Nell'epilogo si spiega l'intrigo e l'equivoco che hanno determinato la vicenda. Così almeno sembra.